PRIMI PASSI NEI SENTIERI DEL SOLLIEVO
Si chiamava Ferruccio Ibatici, era nato in località Croce di Castelnovo ne’ Monti, viveva a Milano dove esercitava la professione di medico.
Amava molto i nostri luoghi e tornava spesso a visitarli.
Due anni fa si è gravemente ammalato ed è morto dopo pochi mesi.
Nella sua condizione di malato terminale è stato supportato in primis dai familiari stretti e in un secondo tempo da un’associazione di volontariato, chiamata Vidas, che opera nel Milanese.
La Vidas ha fornito a Ibatici e alla sua famiglia farmaci, sostegno psicologico e fisico, consulenze, ma anche tanta gentilezza e disponibilità.
Impressionata positivamente dall’operato di queste persone, la signora Adriana, sorella di Ibatici, ha pensato valesse la pena di creare una struttura simile anche nella nostra montagna. Un’idea geniale che con l’aiuto di un gruppo di valide persone reclutate da don Edo, cappellano al santuario di Bismantova, è diventata realtà. Laura Rinaldi, Lucia Borghetti, Lisa Zambianchi, Sonia Cavecchi, Lorena Ferrari, Nicoletta Dallari, Elisabetta Guidetti, Francesca Jacopetti, Fosca Giberti, Sergio Iattici, Annamaria Marzi, e Roberto Vignoli sono i nomi dei volontari, tutti reclutati nel campo sanitario, che hanno dato vita all’associazione “Sentieri del Sollievo”. Un aiuto iniziale per redigere lo statuto, poi la firma dal notaio e infine la decisone di porre la sede nell’ex ufficio della signora Ibatici , presso l’Isolato Maestà (zona grattacielo) di Castelnovo ne’ Monti. Il volontariato che crea altro volontariato. Una spirale di solidarietà che ha portato alla nascita di un’associazione senza scopo di lucro, destinata a diventare, ci auguriamo, una delle più importanti realtà del volontariato in montagna. Un momento così forte e importante nella vita di una persona, come quello di una malattia, che inevitabilmente porterà alla morte, potrà essere affrontato con una spinta nuova.
Poterlo vivere con l’aiuto di persone esperte in campo sanitario e preparate a supportare la sofferenza altrui, non è poco.
Chi lo ha vissuto sulla propria pelle lo sa, e sa bene quanto possa fare la differenza sapere di poter chiamare qualcuno, anche in piena notte, se il proprio caro ammalato non sta bene.
O se ci si fa prendere dallo sconforto, pensare di poter avere una parola di incoraggiamento.
O ancora, sapere di poter contare su un aiuto fisico per essere trasportati a fare le visite mediche inerenti la patologia.
E’ vero, esiste già una rete costituita da medici, infermieri domiciliari, assistenza sociale che si occupa di seguire il malato terminale, ma il bisogno di disponibilità di queste persone è così grande che un aiuto maggiore, offerto da persone consapevoli del loro ruolo, è accolto nella maggior parte dei casi calorosamente.
Consapevole del valore e della dignità della persona in ogni fase della vita, l’associazione si ispira ai principi di vicinanza e di amore per il prossimo, cercando di offrire una risposta ai bisogni morali, pratici e di accudimento al proprio domicilio di coloro che sono affetti da malattie progressive e inguaribili. Attualmente l’associazione si occupa di aiutare il malato e i suoi familiari nelle incombenze quotidiane, collaborare per alleviare la sofferenza fisica, la solitudine e il senso di abbandono che spesso affliggono il malato, promuovere corsi di formazione per volontari e iniziative di sensibilizzazione riguardanti i temi della malattia, attraverso incontri e dibattiti.